Di passaggio in un albergo della costa francese, un giovane ingegnere americano, James Sundean, rimane colpito dalla stranezza del luogo e dei suoi abitanti. I proprietari hanno un comportamento singolare e mostrano una incomprensibile reticenza mentre i pochi ospiti – un’anziana signora dall’aria molto inglese e dall’atteggiamento enigmatico, un irascibile giovane prete dalla barba rossa e una deliziosa ragazza in attesa dell’arrivo di un fratello mai conosciuto – sembrano fare di tutto per destare la curiosità di Sundean. Forse il solo a comportarsi in maniera naturale è Pucci, il pappagallo bianco dei proprietari che ha la caratteristica di trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto. Il freddo pungente che nemmeno il fuoco del camino riesce ad attenuare, il vento che soffia con inaudita violenza, le imposte alle finestre che sbattono, tutto pare evocare, in quella prima notte all’albergo, un’atmosfera da tregenda. E infatti, nell’arco di poche ore dal suo arrivo, Sundean si troverà ad affrontare, in un crescendo di eventi criminosi, il più grande incubo della sua vita. Il pappagallo bianco, scritto originariamente nel 1933, è uno degli esempi migliori della capacità della Eberhart di fondere, in un’unica storia, il mystery, il romanticismo, il gotico e la suspense.