L'americano Anthony Boucher ha lasciato, sia come critico sia come romanziere, un'impronta inconfondibile nel genere poliziesco. Il caso del Sette del Calvario (1937) è il primo dei suoi sette romanzi e uno dei più celebri. In un'università californiana vengono commessi alcuni strani delitti la cui caratteristica comune è la presenza di un misterioso simbolo in prossimità dei cadaveri. A indagare, restandosene per lo più in poltrona, è John Ashwin, un dottissimo professore di sanscrito appassionato di gialli. È una mente che elabora, induce e deduce mentre il compito di fargli da braccio, di ragguagliarlo, è affidato a un suo studente. Il caso si rivela un vero rompicapo che pare irrisolvibile, ma Ashwin riuscirà a individuarne la chiave. Si tratta di un raffinato romanzo-enigma, ovvero concepito come un gioco per aguzzare l'ingegno del lettore e metterne alla prova la capacità investigativa. L'autore sfrutta diversi numeri del repertorio del giallo classico: un erudito “detective in poltrona”, un problema poliziesco complesso e intrigante, una soluzione spettacolare preceduta da una “sfida al lettore”, dove questi viene esplicitamente invitato a risolvere il caso sulla base delle indicazioni disseminate lungo il racconto.